Questa giornata ci dà l’occasione per ribadire che il sex work è lavoro. Ed è partendo da questa premessa, per noi insuperabile, che dobbiamo leggere la natura della violenza sull3 sex worker: sopruso e stigma indotti da un sistema sociale ed economico prevaricatore, fondato ad uso e consumo della piramide patriarcale classista e razzista, che sacrifica sull’altare del capitalismo ogni soggettività ed ogni minoranza non soggiogabile.
La violenza contro l3 sex worker è anche il risultato di una società che non ci riconosce come lavorator3 e che ci vuole invisibilizzare stigmatizzandoci, censurandoci, gettandoci ai margini priv3 di qualsiasi tutela; esponendoci consapevolmente a qualsiasi rischio. Lo abbiamo visto durante questi anni di pandemia Covid-19 in disagio, povertà, mancanza di tutele e ammortizzatori sociali che ha travolto le persone più marginalizzate, tra cui un alto numero di sex worker, molte delle quali migranti e sole. Ma la pandemia ha solo evidenziato questi problemi e portati all’eccesso.
È violenza sistemica, che si nutre delle politiche securitarie e perbeniste, tese a colpire noi, il nostro lavoro e la nostre fonte di reddito, i nostri rapporti nel tentativo di annientare la nostra esistenza stessa.
Non ci stanchiamo di dire, allora, che è proprio la mano del patriarcato – violenta, maschilista, classista, razzista- a ucciderci in modo seriale e sistematico, come successo a Roma poche settimane fa.
Ed è sempre la voce moralista del patriarcato a spingere verso gli approcci repressivi ed abolizionisti che criminalizzano il nostro lavoro, spingendoci ancora più lontan3 da ogni possibilità di tutela giuridica.
I dati che abbiamo sono pochi soprattutto perché viviamo nell’invisibilità e non possiamo dare una restituzione numerica delle violenze, delle aggressioni, delle uccisioni.
Sappiamo dai dati del Tgeu che il 43% delle donne trans che sono state uccise erano s3x worker. Che non abbiamo alcun tipo di tutela e spesso nessuna forma di solidarietà fuori dal movimento.
Quello che vogliamo rivendicare oggi, nella Giornata internazionale contro la violenza sull3 Sɜx Workers, è che la lotta contro questa violenza è una battaglia intersezionale; e va combattuta in concreto, creando rete, resistenze, mutualismo, supporto e favorendo quegli strumenti di riduzione del rischio, di fuoriuscita da tratta e sfruttamento, di lotta allo stigma e alla violenza.
La violenza contro l3 sɜx worker va combattuta uscendo dalle narrazioni e dalle costruzioni astratte e strumentalizzanti; ma sostenendo in concreto noi sɜx workers e riconoscendo il sɜx work come lavoro a tutti gli effetti.
La violenza contro l3 sɜx worker va combattuta ogni giorno fornendo risposte concrete ad esigenze concrete.
Ci battiamo ogni giorno contro ogni forma di abuso, sfruttamento, tratta e coercizione e ci batteremo affinché si ponga fine a ogni tipo di violenza e sfruttamento. Ci battiamo per una politica che includa le voci e i bisogni di chi vende sesso per vivere e che sostenga e dia opzioni concrete, diritti, supporto e documenti a chi deve e vuole migrare per sopravvivere, per cercare una vita migliore e per fuggire da fame e guerra.
Decriminalizzazione del sex work, decriminalizzazione della migrazione.