NO AL DDL MAIORINO e alle politiche calate dall’alto sulle nostre vite.

Siamo molto preoccupate e arrabbiate dal crescente avanzamento del modello neoabolizionista in Europa. Dopo Svezia, Francia e la proposta di legge in Spagna, in Italia viene proposto l’ennesimo disegno di legge che prevede la criminalizzazione del lavoro sessuale attraverso multe e, in caso di recidiva, carcere per i clienti. Non ci stancheremo mai di ribadirlo che la criminalizzazione non è mai la soluzione e continueremo a smascherare l’ipocrisia che si cela dietro a questa ideologia neo-abolizionista: criminalizzare non significa cancellare il lavoro sessuale, ma spingerlo ancora di più verso un contesto di violenza, clandestinità e pericolo.

I brevi articoli della legge riflettono il portato ideologico e le falsità riportate nella relazione che accompagna il disegno di legge. Si strumentalizzano fantomatici dati per rafforzare una narrazione che continua a dipingerci come semplici vittime, come persone da salvare contro il “cliente sopraffattore”. Non solo, si ricercano le motivazioni della prostituzione in presunte attitudini “psicologiche” delle donne trans, nell’aumento della migrazione e infine viene invisibilizzato il lavoro sessuale maschile. In un colpo solo si cancella la molteplicità delle nostre vite, distaccando il lavoro sessuale dalla materialità delle nostre esistenze e corroborando un’unica narrazione dove le nostre storie vengono schiacciate e invisibilizzate.

È odioso il riferimento alla parità di genere e a un più ampio riferimento femminista. Come s3x workers transfemministe attraversiamo da anni Non una di meno e nei territori siamo alleate di varie realtà transfemministe e queer, con cui non solo condividiamo pratiche politiche dal basso, che diano voce alle soggettività più marginalizzate, ma diamo corpo a una più generale lotta femminista e transfemminista che si basa sull’autodeterminazione dei nostri corpi. Insieme a questo movimento e alle nostre alleate abbiamo urlato che la “parità di genere” tanto sbandierata dalle bipartisan femocrate italiane è uno slogan vuoto e che la violenza di genere è strutturale e intrinsecamente legata alle condizioni di classe e di razza. Limitare l’accesso al reddito per noi non vuol dire “essere liberate”, ma ci costringe a condizioni di ulteriore marginalità e indigenza.

Quindi lo ribadiamo ancora e ancora: il femminismo s3xwork-escludente non è femminismo! Non staremo zitte quando influenti parlamentari, dall’alto del loro scranno, ci dicono che “la prostituzione non sviluppa la persona umana, degrada e svilisce”. In una sistema sessista, omolesbobitransfobico e razzista la sola cosa che svilisce è la mancanza di tutele e diritti per le lavoratrici sessuali. Promuovere la criminalizzazione del lavoro sessuale a livello giuridico e sociale non fa altro che aggravare la materialità delle nostre vite, in un sistema di welfare, quello italiano, totalmente inadeguato, insufficiente e costantemente picconato su tutti i fronti da feroci politiche neoliberali. Ciò che va problematizzato è lo sfruttamento del lavoro all’interno del sistema capitalistico, che taglia fuori dall’accesso al reddito e da tutele di welfare le soggettività più marginalizzate. Questa criminalizzazione si sommerebbe alla criminalizzazione dei flussi migratori, tra le cause dello sfruttamento sessuale all’interno della tratta.

Rigettiamo la strumentalizzazione del fenomento della tratta per legittimare il non riconoscimento del lavoro sessuale come lavoro: s3x work is work! e va tutelato come tale! Alessandra Maiorino si erge a paldina dei diritti lgbt+: rigettiamo anche la contrapposzione tra diritti civili e diritti sociali, soprattutto quando si legifera sui nostri corpi, silenziando le nostre voci: questo ddl è stato stilato senza nemmeno la decenza di ascoltare le lavoratrici sessuali e ciò che veramente vogliamo, a differenza di quanto succedeva in passato. Questo cambiamento di metodo legislativo è indicativo della volontà di sovradeterminarci. E mentre nel palazzo si legifera su di noi, due lavoratrici sessuali sono state brutalmente uccise e sono state doppiamente uccise quando i media hanno celato la violenza di genere e puttanofobica: sono state uccise in quanto s3x worker, mentre lavoravano!

Per Nevila e Camilla e per tutte le lavoratrici che nell’ombra subiscono violenza non smetteremo di urlare che esigiamo la totale decriminalizzazione delle nostre vite e dei nostri corpi e il riconoscimento del lavoro sessuale come punto di partenza per una più ampia lotta al sistema eteropatriarcale che ci assegna in ruoli predefiniti, non esiste la puttana felice o la vittima inerte di violenza, esistono le nostre vite e continueremo a fare rumore!!!

Venerdì 17 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma ancora una volta si parla su di noi senza di noi. Eppure le uniche persone che hanno competenza sul proprio corpo sono le persone che lo vivono . Non è ammissibile nessuna legge sui nostri corpi senza nemmeno consultarci e senza la nostra approvazione. Non ne possiamo più del vostro abuso di potere e della violenza su di noi in quanto s3x worker, in quanto donne e/o soggettività LGBTQAI+.

#FacciamoRumore!
#S3xworkiswork #Fight4decrim

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